Alcune settimane fa ho avuto la possibilità di fare un laboratorio di xilografia giapponese con la bravissima Asako Hishiki presso Le Magnifice Editrici a Bologna.

Un’esperienza bellissima per provare una tecnica che necessità di tempo, pazienza, precisione e di una visione immaginativa del risultato finale, che si può affinare solo con la pratica assidua, per comprendere il negativo e il positivo e le possibilità incredibili che la padronanza della sgorbia su legno può dare. Basta una visita al sito di Asako per ammirare la delicatezza, la leggerezza e la poesia che ne possono esserne il  risultato. Nel rispetto della tradizione, Asako trova la sua chiave per esplorare gli elementi naturali, fra trasparenze, sussurri, voli, fluidità e tenere foglie.


Lavorando con questi strumenti mi sono resa conto, ancora di più, della straordinarietà delle stampe ukiyo-e e del genio dei grandi maestri giapponesi.

Non potevo quindi non rimanere colpita dal lavoro di Éva Offredo, che mescola la xilografia ad un segno preciso e che con pochissimi colori crea tavole di grande eleganza grafica. Diplomata nel 2002 in Arti Decorative a Parigi, ha debuttato con l’editore Gautier-Languereau, passando poi a Rouergue e collaborando con giornali e riviste. Vive a Limoges e insegna grafica.
Oltre alla tecnica, di Éva mi ha colpito la conoscenza e l’amore per la cultura giapponese che trapela da due lavori che ho potuto avere tra le mani.


In Matcha, edito da La joie de lire, la storia di una rana verde, della sua vita sotto le foglie di un Ginkgo Biloba, del suo amore per un ranocchio con gli occhi da samurai, sono il  pretesto per un piccolo vocabolario alla scoperta della lingua giapponese,  25 parole da azuki a zen.                                   

Il verde e il nero e infinite texture omaggio ai tessuti giapponesi, sono i colori delle pagine del piccolo albo a punto metallico con copertina cartonata. La rana Matcha alla fine della storia è centenaria, ha avuto tredici mariti, molti girini e pratica l’Ikebana

E il Ginkgo Biloba, albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa, è co-protagonista di Le roi, la graine et leurs enfants, edito da Sarbacane, con le parole di Alex Cousseau.

Qui di colori ne abbiamo tre, verde, arancione e blu. Ma gli accostamenti e le texture rendono le tavole di grande impatto.

Due storie corrono parallele. La storia di un uomo e una donna che desiderano un bambino e la storia di un re senza regina che cavalca di villaggio in villagio. Le strade di questi personaggi si incontrano una notte, proprio sotto l’albero sacro, il grande Biloba.

L’uomo e la donna erano lì per domandare all’albero un bambino, anche piccolo come un mignolo. Il re era lì per raccogliere un seme. E mentre il re cavalcava per il suo regno e piantava semi, nella casa dei due innamorati nasceva un piccolissimo bambino, piccolo come un chicco di riso. Lo chiamarono Grand d’un pouce (Pollinico).


Intanto, in tutto il regno cresceva una grande foresta, il re continuava a cavalcare e i sudditi non ci facevano quasi più caso. Continuavano a lavorare senza badarci, perché si può anche vivere senza un re.

Pollicino, che era ancora piccolissimo, quando la foresta arrivò fino alla sua finestra decise di partire. Una ciotola come nave e uno spillo come spada.


Ed ecco il secondo incontro di questa storia, il bambino e il re si conoscono nella maniera più inaspettata.

Il piccolo salva il sovrano da un drago, usando la punta del suo spillo. Il re, il cui sogno era essere re in una foresta gigante, ormai ha realizzato il suo sogno. Sui rami più alti del Biloba, a Pollicino che non crescerà mai, sembra di toccare il cielo.


Il re affida a Pollicino i suoi bambini; sono gli alberi che ha seminato nel suo instancabile viaggio. Pollicino è il nuovo re.
Il vecchio re diventa un uomo come gli altri. Il nuovo re rimane sulla cima del Biloba a contemplare il suo regno, non scenderà mai. D’altronde si può ben vivere senza un re.

Un re non può però vivere senza un sogno. Con la punta del suo spillo, Pollicino disegna una farfalla nel cielo stellato. Non crescerà mai, ma si sentirà sempre leggero leggero.

I lavori di Éva Offredo erano in mostra alla Biblioteca di Limoges fino al 29 aprile.

Su Instagram e Facebook, cercate Roneo et Zinette, galleria, fabbrica di immagini, boutique e associazione culturale, che ha curato la mostra e che ha ospitato recentemente anche un firmacopie di questa giovane illustratrice.

Ad agosto sarò a Parigi, sarà mia premura cercare come lettura di viaggio, Kiki, il suo ultimo lavoro,  la storia di una formichina che sogna la Ville Lumière.