Il 2002 è l’anno di uscita sul mercato giapponese i primi planner Hobonichi. In formato A6 sono agende giornaliere con una carta sottilissima e resistente, la Tomoe River. Insieme è possibile comprare una cover in stoffa che ha comode taschine interne. La gamma dei modelli si è ampliata così come le cover che sono aumentate in numero e tipologie di materiali, con colori, grafiche, illustrazioni sempre diverse.
Nel 2024, Hobonichi è ormai oggetto di culto, le cover sono collezionabili e le collaborazioni con artisti e illustratori che ne creano il design si è ampliata con incursioni nel mondo del fumetto, dei videogiochi, dell’illustrazione e della letteratura per l’infanzia.
In un’intervista del 2021, il fondatore, Shigesato Itoi, parlando del tema di quell’anno “la scrittura a mano”, dice: “Il concept dei planners va contro i trend del momento. Quando Hobonichi è stata creata nel 2001, le persone che dichiaravano l’avvio dell’era digitale vedevano le agende cartacee in cima alla lista delle cose che sarebbero diventate obsolete e che sarebbero scomparse. (…) Chi ha fatto queste previsioni non ha tenuto conto dell’attaccamento delle persone alle azioni e alle cose. Digitalizzazione non significa rendere tutto obsoleto e sostituirlo, quanto dare alle nostre vite un livello extra di comodità. Analogico e digitale non sono nemici. (…) le persone consideravano gli orologi da polso analogici fuori moda quando apparvero per la prima volta quelli digitali, ma che dire oggi? Se vuoi sapere che ore sono puoi semplicemente guardare il tuo telefono, ma gli orologi meccanici e al quarzo sono ancora utilizzati. (…) L’atto di scrivere la lingua, tramandato nel corso di migliaia di anni, continua nel tempo fino ad oggi. Le parole vengono disegnate con le linee. Non sono solo punti disegnati a caso, ma collegati manualmente con l’intenzione. Quando scrivi a mano, ogni piccolo movimento che fai, per ogni lettera, è all’inizio di una lunga storia.”
E in queste pagine di carta sottilissima e “croccante” adorata da chi usa la penna stilografica per la tenuta del colore, le persone riversano le loro vite. Le Hobonichi vengono usate in tantissimi modi diversi: come agende appuntamenti certo, ma anche come diario personale, come journal dove incollare foto, ephemera, cartoleria di ogni tipo a partire dai famosi washi tapes giapponesi. Questa agenda è utilizzata persino come sketch book.
Ogni anno ad agosto c’è un countdown dove la collezione viene presentata giorno per giorno, una specie di calendario dell’avvento fino alla commercializzazione che arriva a inizio settembre (per le agende datate dal 1° gennaio). La stessa cosa accade poi a inizio anno, perché Hobonichi propone la collezione di agende datate dal 1° aprile (mese di inizio della scuola e delle attività accademiche in Giappone) con alcune aggiunte nella collezione di cover e accessori.
La fama di queste agende non rimane sono nell’arcipelago giapponese. Lo shop è aperto al mercato internazionale e con l’ultima collezione Hobonichi ha superato i dieci milioni di agende vendute dalla sua fondazione.
Sono sempre stata interessata agli oggetti di cartoleria, alla carta, alla scrittura. Ho scoperto Hobonichi alla fine del 2019 seguendo i video di alcune persone che facevano journaling. È stata la mia salvezza quando nel 2020 ho iniziato le mie prime Hobonichi, chiusa in casa e isolata dal mondo a causa della pandemia.
Ogni anno ho poi modificato il mio modo di utilizzarle: una per lavoro, una come diario personale, un’altra come diario visivo di ricordi… Ma il filo conduttore per me è sempre stato quello di fissare i momenti, i pensieri. Prendermi il tempo della scrittura, rallentare, riflettere. Solo con la carta riesco a farlo. Più si invecchia, più il tempo scorre veloce. Prendersi il tempo di scrivere significa anche fissare i nostri pensieri, osservare con più attenzione, rendere speciali i minuti che abbiamo da vivere.
Di agende, quaderni e planner che ne sono tantissimi, giapponesi e non. Quello che mi ha colpito di Hobonichi è il lavoro di ricerca e di pensiero che sta dietro ad ogni collezione. In particolare, la possibilità di utilizzare le copertine (e le “cover on cover” in plastica per proteggerle!) per personalizzarle. Infine la scelta di Shigesato Itoi di utilizzare il lavoro degli illustratori per realizzare i design.
Apro una piccola parentesi sul concetto di illustrazione come fatto culturale in Giappone. Alle figure si dedica un’attenzione speciale. Sono un modo per comunicare in modo gentile ed efficace attraverso pubblicità, insegne, cartelli stradali. Sono figure che raccontano, che accompagnano la vita di tutti i giorni.
Sono tanti anche gli artisti che espongono in piccole mostre, che realizzano lavori per il mondo della stationery. La passione per il visivo è palpabile, non solo a livello editoriale. Fa parte della loro storia dai tempi delle prime stampe ukiyo-e.
Ho parlato di questo concetto in questo post in merito al rapporto tra letteratura per l’infanzia e merchandising.
Le grafiche delle copertine Hobonichi nel corso degli anni sono state realizzate da moltissimi artisti e illustratori popolari in Giappone, ma anche all’estero, come nel caso di Shaun Tan. Negli ultimi anni abbiamo visto le illustrazioni realizzate per Hobonichi da Samiro Yunoki, Makoto Wada, Naboru Makizuka, Omiya Yogashiten, Hiroko Kubota, Aki Kondo, Daisuke Soshiki, Tadanori Yokoo, Q.Rais, Taro Okamoto, Tomomi Nishikawa. Le collaborazioni con il mondo del fumetto hanno portato sulle copertina il lavoro di Taiyo Matsumoto e le famose serie Doremon, Chibi Maruko-chan, Astroboy, Ranma ½ e One Piece e quelle con i videogiochi con la collezione Mother.
Menzione speciale per la collaborazione con la costumista Kodue Hibino con una meravigliosa cover intitolata “Forest Bear” e la recente scelta di portare sulle copertine il lavoro del botanico giapponese Tomitaro Makino con alcune illustrazione tratte dal suo “Flora Japonica” del 1900.
Itoi ha poi scelto di lavorare con illustratori che sono anche autori di picture book. Sul sito di Hobonichi appaiono in vendita durante queste collaborazioni anche i loro albi illustrati, ci sono interviste e approfondimenti.
In primis Shinsuke Yoshitake, popolarissimo in patria e pubblicato anche in Europa e Stati Uniti, e poi il grande Ryoji Arai, con il suo tratto unico e uno straordinario uso del colore. Con la nuova collezione sono arrivati Yumi Kitagishi, Jin Kitamura e anche Keiko Shibata, i cui albi da noi sconosciuti, vendono migliaia di copie in Giappone. Shibata è stata inserita nella classifica 2023 dei libri preferiti dai librai giapponesi pubblicata dalla rivista specializzata MOE, con ben due albi piazzati al 1° e al 3° posto.
Sul sito di Hobonichi potete leggere una lunga intervista in cui racconta il suo lavoro e la collaborazione. La trovate cliccando qui.
Menzione speciale per Gurumpa Kindergarden, storico e amatissimo albo illustrato pubblicato per la prima volta nel in Giappone nel 1965 e ancora in commercio, che è stato protagonista di alcune copertine e accessori nella collezione 2023.
L’appeal di questo marchio permette a questi artisti una visibilità internazionale e l’incursione nel mondo degli albi illustrati è un passaggio molto interessante. Ci permette vedere artisti, storie e stili che sono amatissimi nel paese del Sol Levante ma che farebbero fatica a essere posizionati nel nostro mercato.
Oppure no?
*in questo articolo sono presenti alcune foto dalla mia collezione e dai miei viaggi.
Le altre foto sono copyright di Hobonichi e si possono trovare sul loro sito ufficiale.