Lo scorso agosto ha inaugurato la mostra di Mayumi Oono presso Mori no Machiya, un luogo di comunità che ospita eventi (ma anche una struttura privata che accoglie le persone in caso di catastrofe naturale). La mostra era inserita nel programma proposto (in occasione dell’esposizione della mostra illustratori di Bologna Children’s Book Fair) dall’Itabashi Art Museum di Tokyo che, avendo spostato il programma di eventi in forma online (a causa delle restrizioni della pandemia) ha voluto portare la magia degli albi illustrati e dell’illustrazione fuori dal museo, in piccoli luoghi dedicati alla cultura e al visivo.
Mayumi Onno ci ha raccontato che è stata dura aprire in un periodo come questo e con un audience limitata, perché giustamente le persone rimangono a casa, evitano di spostarsi per andare lontano e non fanno viaggi con leggerezza. La mostra è stata comunque visitata da cittadini che vivono vicino alla galleria. L’impressione di Mayumi è che la storia dell’albo Il mio posto preferito li abbia divertiti e abbia contemporaneamente lenito i loro animi. Non è una considerazione che siamo abituati a sentire. In Giappone il visivo riveste storicamente e culturalmente grande importanza, e il pubblico degli albi illustrati non è solo quello dei bambini, o degli addetti ai lavori, ma anche quello degli adulti.
Ho avuto il piacere di partecipare ad un incontro virtuale con Mayumi Oono e Kiyoko Matsuoka, direttrice del museo, insieme a noi la nostra traduttrice Roberta Tiberi. Nell’incontro, che potete rivedere in tre parti parte 1, parte 2, parte 3, abbiamo raccontato della genesi dell’albo Il mio posto preferito e del lavoro di squadra che ha portato alla sua creazione.
Per l’articolo del blog di oggi Mayumi-san è stata così gentile da raccontarci di questo suo lavoro e di come l’idea di infanzia che trapela dalle pagine sia legata alla sua infanzia.
LE MIE ORIGINI, IL DISEGNO, IL LAVORO
Fin da piccola attorno a me c’erano molti fogli e strumenti da disegno perché mio padre lavorava in una tipografia. Mi piaceva disegnare. Non conoscevo la professione dell’illustratore, ma a dieci anni pensai che avrei voluto disegnare come lavoro. Alla scuola elementare creai il poster per il festival dello sport, disegnai illustrazioni e fumetti sul giornalino dello scuola, illustrazioni nell’album di diploma. Alle medie feci lo stesso. Ero felice quando si rivolgevano a me per disegnare per gli avvenimenti scolastici e sentivo che ne valeva la pena. Non mi piaceva passare il tempo in gruppo, ma sentivo che grazie al disegno avevo un posto mio ed ero felice che ciò che disegnavo servisse a qualcuno. Di sicuro, in qualsiasi epoca, in una classe ci sono sempre una o due ragazze così. Da bambina mi piaceva anche fare dolci, creare lavoretti e giocavo a softball. A 12 anni ho imparato il nuoto sincronizzato e desideravo diventare una sincronette.
Purtroppo non ero affatto portata. Da grande, alla riunione di classe, i professori e i miei vecchi compagni si ricordavano dei miei disegni. Anche dopo 30, 35 anni… Sono diventata illustratrice grazie all’incontro e al sostegno di tante persone. Vivo disegnando su ordinazione… non è cambiato molto da quando ero piccola.
L’IDEA ALLA BASE DELL’ALBO
La prima volta che ho presentato l’albo a Elena, le ho detto che volevo dare risalto allo spirito indipendente dei bambini. La protagonista di Il mio posto preferito è una farfallina rossa a cui piace giocare da sola. Anche io da bambina ero così. Giocavo con gli amici, ma mi piaceva passare il tempo da sola. Anche ora, da adulta, il tempo da dedicare a me stessa è molto importante. In Giappone, a scuola, ci si muove in gruppo. Anche nella ricreazione, se si sta da soli si viene etichettati come “un po’ strani”. Se ci si comporta diversamente dagli altri si attira l’attenzione e spesso questo può portare ad essere “bullizzati”. Lo spirito di collaborazione è alla base della vita giapponese e rappresenta un aspetto positivo della nostra società. A scuola si coltiva anche l’autonomia ma di regola sono più numerose le occasioni di sperimentare la vita in gruppo, naturalmente a seconda del periodo e della tipologia di scuola sono presenti delle differenze.
Io amavo la libertà e la vita scolastica con le sua attività in gruppo mi stava un po’ stretta. Mi chiedevo se non fosse sbagliato passare il tempo da sola, mi domandavo se ero io ad essere “sbagliata”. Ora i tempi sono un po’ cambiati e io vorrei che i bambini avessero la possibilità di passare il tempo da soli o in gruppo. Senza pensieri, senza preoccupazioni. È un messaggio che vorrei comunicare a tutti i bambini, in particolare a quelli che si sono sentiti come me.
LA PAROLA PIÙ IMPORTANTE DELL’ALBO
Alla fine dell’albo il sole tramonta e la farfalla pronuncia questa semplice frase: “È stato divertente!” Ci sono lettori che rimangono indifferenti a queste parole, ma queste sono proprio le parole che i bambini usano dopo aver giocato con tutte le loro forze. Anche io vorrei sentirmi allo stesso modo, mi chiedo se davvero sto vivendo la mia vita così, affrontando le cose con tutte le mie forze e finendo per dire senza pensarci “Aaah, è stato divertente!” Per me è un tema importante della vita. Affrontare le cose con trasporto e divertirsi. Vorrei vivere così fino all’ultimo.
LE TAVOLE E LA GRAFICA
“Il mio posto preferito” è un albo solare, semplice e grafico. Vorrei che si percepisse il piacere delle forme e dei colori, che i bambini piccoli giocassero a cercare i disegni e si divertissero a entrare nella storia. Sarei felice se gli adulti potessero prendersi una pausa e grazie a questo albo ricordassero il tempo passato da soli, assorti a divertirsi.
LA TRADUZIONE IN ITALIANO
Grazie per aver compreso la mia opera. Mi ha molto commosso che Elena abbia sistemato le mie parole e le abbia espresse in maniera raffinata. Faccio un grande applauso al fatto di aver espresso l’azione della farfalla di “dekakeru/uscire” con “tabi/viaggio (trip)”. La narratività è aumentata ed è diventata un’espressione poetica. In Giappone “odekake” “dekakeru” (uscire) non significa sempre e comunque “tabi (viaggio)”, ma mi è piaciuto molto. Per questo ho accettato la tua traduzione così com’era. Cos’è un “viaggio”? Alla domanda del suo bambino la mamma risponderà “vuol dire andare in un posto piacevole un po’ lontano da casa. Si possono scoprire tante cose.”. Un dialogo simile è meraviglioso, vero? Per inciso in giapponese “odekake” (uscire) alcune volte significa “tabi” (viaggio), ma sento che possiede la spensieratezza di “uscire di casa”, “andare nei dintorni”, “fare una passeggiata”. L’ho usata perché è un’espressione quotidiana e facile da capire per i bambini piccoli. Per esempio “usciamo un attimo, andiamo al parco.” Quando leggo l’albo in giapponese, uso la parola “odekake”, mi sembra che per raccontare ai bambini giapponesi sia meglio e così lo traduco in questo modo. Se dovremo fare la versione giapponese probabilmente fino alla fine sarò indecisa fra scegliere “tabi” così come in italiano… oppure “odekake”.
Il CONCETTO DI PREFERITO
Fin da piccola mi piace disegnare. Questo mi ha aiutato in varie situazioni. Ho capito cosa significa fare qualcosa che ci piace. Fa sentire bene, ci incoraggia, e scioglie il cuore. Diventa anche uno scopo della vita. Per questo penso di aver scelto molto naturalmente il tema del “cosa mi piace” in questo albo illustrato. Credo che per tutti il posto preferito, la persona preferita, l’oggetto preferito, la cosa preferita da fare… riscaldi i nostri cuori e ci sostenga.
Testi di Mayumi Oono, tradotti da Roberta Tiberi, editing Elena Rambaldi
“Attraverso le cose che amo capisco meglio chi sono, dove sto andando e cosa voglio fare.” Igort
La farfallina rossa viaggia libera, divertendosi e visitando i luoghi preferiti, facendo quello che ama. Non c’è bisogno però di essere un bambino giapponese per identificarsi con questa storia, basta essere un bambino di questo mondo che ha la propria individualità e il proprio modo di relazionarsi. Confesso che io per prima mi sono identificata con il messaggio di Mayumi, probabilmente questa idea mi ha colpito molto proprio perché l’ho ascoltata intimamente. Così come mi ha colpito la frase di Igort che riporto qui e che ho subito trascritto sul mio diario quando mi è capitato di leggerla qualche anno fa. In questa società iper-connessa fatta di social network e chat virtuali, che è un vero mondo parallelo creato dagli adulti, i bambini entrano precocemente senza avere gli strumenti necessari e, spesso, anche gli adulti sono altrettanto sprovvisti delle chiavi per una sana frequentazione. In questo senso, il messaggio dell’albo è anche un’ode ad un tempo dedicato, un tempo per sé, un tempo per la scoperta, un tempo che aiuta a crescere, un tempo solitario per godere di ciò che ci piace che è un tempo dovuto, un diritto di ogni bambino. E siamo felici che quella bambina aspirante sincronette, non abbia mai smesso di dedicarlo a sé stessa e non abbia mai smesso di disegnare.
Per scoprire su più sull’albo Il mio posto preferito puoi visitare il sito www.kirakiraedizioni.com o la pagina Instagram di kira kira.
Attraverso la collaborazione con l’azienda giapponese Nunocoto fabric le illustrazioni di Il mio posto preferito sono ora su stoffa. Il brand Karel Karel l’ha usata per gli interni di magnifiche.