Totto-Chan. La bambina alla finestra è uscito in Italia nel 2008 per l’editore excelsior 1881.


La bambina protagonista viene espulsa dalla scuola in prima elementare perché non riesce a rispettare le regole, apre e chiude il banco, guarda fuori dalla finestra quando passano i musicisti di strada. Totto-chan allora deve andare in un’altra scuola e sarà una scuola molto particolare.
Le aule sono all’interno di vagoni ferroviari, dove si fa musica e si canta, dove si può stare nella natura, dove ognuno può affrontare le materie nell’ordine che desidera, dove si da valore alle doti innate, dove ogni bambino può esprimersi e dare il suo contributo in un contesto di convivenza civile che da spazio e accoglie ogni diversità.

Non si tratta di un racconto fantastico che esagera dei fatti per raccontare di come dovrebbe essere la scuola.
La storia è proprio vera, e Totto-chan è Tetsuko Kuronayagi, attrice e ambasciatrice Unicef, un personaggio pubblico famoso in Giappone. Lei stessa lo racconta nel proscritto che si trova a conclusione del volume.
Il  preside e fondatore della scuola Tomoe Gakuen è il pedagogista Sosaku Kobayashi. Siamo negli anni ’30, il Giappone è in guerra, il regime autoritario dell’impero è molto lontano dalla filosofia di questo maestro, ma la scuola con meno di 50 studenti non si fa pubblicità e non verrà chiusa. Verrà purtroppo distrutta da un bombardameno nel 1945.
Kobayashi, amante della musica e della natura, insegnante elementare e di musica, negli anni ’20 va in Europa per visitare le scuole e studiare euritmia con Dalcroze a Parigi. Tornato in patria fonda l’asilo Seijo, poi la Tomoe oltre che l’Associazione Giapponese di Euritmia.

Il romanzo uscì a puntate sulla rivista Giovane donna di Kodansha e ogni mese Tetsuko si recava al Picture Book Museum di Chihiro Iwasaki per scegliere un’illustrazione che avrebbe accompagnato il capitolo.
Chihiro Iwasaki, era un’amata autrice e illustratrice, conosciuta per i suoi acquerelli che ritraggono in particolare i bambini. Uno stile unico e riconoscibile che con poche pennellate riesce a ritrarre con grande intensità l’infanzia.


Il museo che le è stato dedicato, raccoglie quasi settemila originali, una biblioteca dove è possibile consultare le sue opere e una bella collezione di albi illustrati, e ha persino una propria collezione di artwork originali di altri illustratori che espone a rotazione in mostre sempre diverse.

kira kira ha visitato il Museo di Tokyo, ma ne esiste anche un secondo ad Azumino, in un parco, dove è stata realizzata anche una riproduzione della scuola. Potete visitare questa pagina per vedere di più del museo.

Mi è capitato di rileggere in questi giorni il capitolo di Totto -chan intitolato Il vagone biblioteca. Ne riporto un estratto.

Quando i bambini rientrarono a scuola dopo le vacanze invernali trovarono una meravigliosa novità, che accolsero con grida di gioia. Il nuovo vagone era stato posizionato di fronte alla fila di vagoni-aule, accanto all’aiuola dell’aula magna. Durante la loro assenza era diventato una biblioteca! Ryo-chan, il custode, che tutti rispettavano e che sapeva fare di tutto, doveva aver lavorato veramente sodo. Aveva appeso nel vagone un sacco di scaffali, su cui erano disposte file di libri di ogni genere e colore. C’erano anche banchi e sedie su cui accomodarsi a leggere. “Questa è la vostra biblioteca” disse il preside. “Ognuno di questi libri può essere letto da tutti voi (…)”.
“Cominciamo la giornata con una lezione in biblioteca!” gridano in coro i bambini.
È questo che volete fare?” chiese il preside sorridendo, felice di vederli così eccitati. “Va bene, perché no?”.
Al che il corpo studenti della Tomore – tutti e cinquanta gli alunni – si ammassarono nel vagone biblioteca. Con grande emozione sceglievano i libri che volevano e cercavano di sedersi, ma solo la metà di loro riuscì a trovare una sedia libera e gli altri dovettero restare in piedi. Sembrava un treno affollato, dove la gente legge in piedi. Era una strana scena. (…).
La vista di tutti gli studenti della scuola ammassati nel treno come sardine, intenti a divorare libri nella luce del mattino che si riversava dalle finestre, riempì di gioia il cuore del preside. I bambini trascorsero tutta la giornata nel vagone biblioteca.
Da quel giorno, ogni volta che pioveva non potevano giocare fuori, la biblioteca divenne per loro il luogo d’incontro preferito.
“Forse dovrei far costruire un bagno vicino alla biblioteca” disse un giorno il preside.
Questo perché i bambini si immergevano così profondamente nei libri che la trattenevano sempre fino all’ultimo minuto prima di precipitarsi in bagno, contorcendosi in strani movimenti.


In un momento difficile come questo, immaginarsi il vagone biblioteca affollato di bambini lettori, ci fa respirare a pieni polmoni, senza uso di mascherina.