Come deve essere un libro per bambini? Molto colorato? Pieno di figure e avventure e divertimento? La copertina glitterata e magari che profuma se la gratti? Calco volutamente la mano. Adesso i libri si comprano ovunque, persino al supermercato. Ieri sono stata ad esempio in un negozio specializzato in piante e animali e dentro ho trovato anche candele … e libri. In questi luoghi spesso la selezione dei titoli è di bassa qualità e rispecchia un’idea di “cosa piace ai bambini” secondo me un po’ fuorviante, commerciale, parabola di un imbruttimento della fauna umana, un argomento troppo complesso e fuori luogo per parlarne qui. Uscendo dall’iperbole, è normale che i bambini apprezzino i libri con tante figure, con bei colori e una storia divertente.
Possono i bambini di oggi apprezzare un piccolo libro, con figure minute, che racconta di uno strano animaletto, della sua padrona e delle routine di tutti i giorni? Io credo di si e credo che i piccoli albi di Kazue Takahashi siano quel tipo di libro che piace sia agli adulti che ai bambini. Così è sicuramente in Giappone, dove le storie della Takahashi sono apprezzate per lo stile semplice e delicato e perché i suo personaggi sono la classica rappresentazione del kawaii, ovvero la qualità di essere carini e adorabili che è amatissima nella cultura popolare giapponese.
Kazue Takahashi, classe 1971, è nata nella prefettura di Kanagawa e si è laureata alla Tokyo Gakugei University. Ha debuttato con Kumakuma-chan per l’editore Poplar nel 2001, tradotto da Autrement Jeunesse nel 2004 e da Museyon nel 2014.
E proprio alle edizioni Poplar ha incontrato Fumo Fumo. Che strana bestiolina ha pensato, mani e piedi sproporzionati, occhi e bocca piccolissimi e una lunga coda. Ma poi Fumo Fumo ha sorriso, un sorriso discreto che ha sancito l’inizio di questa amicizia raccontata in Watashi no FumoFumo-san. Mon étonnant Fumo Fumo per Autrement Jeunesse, l’edizione che mi ha fatto conoscere questa autrice e illustratrice.
Fumo Fumo sembra un bambino, mangia seduto sulla sedia, ascolta le storie, fa il bagnetto, gioca in giardino e combina pasticci. Appartiene alla specie Fumono le cui caratteristiche sono una pelle chiara e le orecchie triangolari. In origine abitava sulle nuvole.
Ma sembra anche un gatto, disturba la sua padroncina quando deve lavorare, non può entrare al supermercato perché gli animali non sono ammessi.
La storia procede lenta, raccontando i piccoli avvenimenti della giornata. Fino a che Fumo Fumo non si addormenta. Il suo pancino si solleva e il suo nasino soffia dolcemente. Una storia di amore e di tenerezza, per mamme, bambini e amanti dei gatti…
Il fatto che la parola Fumo Fumo nel titolo fosse scritta in katakana, ovvero il sistema di scrittura che in Giappone che si usa per le parole straniere, mi ha incuriosito. Cercando meglio ho scoperto che i Fumo Fumo sono in realtà tantissimi e tutti diversi e il cuoricino di quello che Kazue Takahashi ha incontrato alla Poplar, e di cui racconta nella post-fazione, ha iniziato a battere quando è nata questa storia nella mente dell’autrice.
Altre due storie deliziose sono quelle che hanno per protagonista un orso, in giapponese kuma.
In Kuma-Kuma Chan il racconto prende avvio da una curiosità della voce narrante: Kuma-Kuma chan vive in una casetta sulle montagne.. ma cosa farà tutto il giorno? Seguiamo quindi questo orsetto nelle sue attività quotidiane, la colazione, le pulizie, lo shopping, la passeggiata e il sonnellino.
Ed è proprio una lettera l’avvio per un’altra storia, Kuma-Kuma Chan no ie (La casa di Kuma- Kuma Chan) in cui il protagonista riceve una lettera dall’orso, che lo invita a passare una giornata con lui.
Non succede molto, si fa quello che fanno insieme due amici che apprezzano la reciproca compagnia. Passano una giornata lenta prendendo un tè, guardando la polvere danzare tra i raggi del sole che entrano dalla finestra, preparando una buona cenetta e guardando un po’ di tv, senza bisogno di dirsi tante cose.
In questi brevi racconti, con poco testo e illustrazioni che hanno la qualità nelle nuvole, percepiamo la felicità del quotidiano e delle piccole gioie di ogni giorno. Valori che senza bisogno di retorica, in questo momento andrebbero salvaguardati. La “Kirkuk Reviews” considera questo libro “… the antidote for your over scheduled, hurried and harried child”. E infatti qui non ci sono certo impegni pressanti, fretta o tormento. Solo una bella giornata da passare insieme.
L’ultimo piccolo albo di cui vi parlo oggi, l’ho trovato davvero divertente, spero che qualche editore italiano lo prenda in seria considerazione. Io ho avuto un senso di deja-vu leggendolo, come se facesse emergere un ricordo della mia infanzia, giusto una sensazione, una madeleine profumata che ti strappa un sorriso.
Risu denwa (Il telefono degli scoiattoli) qui nell’edizione Adriana Hidalgo, è una storia che si svolge nel bosco. Gli scoiattoli stanno seriamente discutendo di adottare l’uso del telefono.
Usando gli alti tronchi degli alberi e i cavi, costruiscono quindi la linea telefonica che di ramo in ramo e di casa in casa fa la felicità di grandi e piccini. Una bella notte di luna piena uno scoiattolo si chiede se anche la sua nonna la sta guardando. Vorrebbe chiamarla …. ma come si usa questo telefono?
Quando capisce che è il cavo telefonico ad unire i due apparecchi, decide di seguirlo in una passeggiata notturna a passeggio sul filo, sotto la grande e luminosa luna.
Arrivato a destinazione, solleverà la cornetta e guardando la nonna le dirà : ” Hai visto? È bellissima la luna!” E poi ancora una passeggiata nel bosco notturno, mano nella mano di ritorno a casa, chiaccherando .. del telefono.
Quattro piccoli volumetti preziosi, che si possono recuperare con facilità, i testi brevi sono facili da tradurre.. ma non ha poi importanza, perché la semplicità di questi racconti lascia spazio all’immaginazione, come per i silent book, il bambino sarà capace di trovare e raccontare le sue storie.
Ultimissima chicca, un storia speciale pubblicata sul numero monografico della rivista Moe, dedicato ai gatti e ai loro padroni…illustratori. Dentro, tra gli altri, Komako Sakai, Yuko Higuchi, Yoko Sano e naturalmente Kazue Takahashi.